Coronavirus Vigevano, come prepararsi alla “fase 2”
Il dottor Gallotti: «Danni ai polmoni anche con sintomi lievi»
da L’Araldo Lomellino, Isabella Giardini
L’accesso all’Istituto clinico Beato Matteo per Covid sta diminuendo. «Abbiamo 75/80 posti occupati nei reparti Covid: 15/20 in meno rispetto alla settimana scorsa – dice il direttore generale Pietro Gallotti – nel dettaglio il reparto Covid riabilitativo è pieno, gli altri tre reparti Covid contano 25 ricoverati in ciascuno, registrando una diminuzione di cinque posti per reparto». E adesso?
Adesso il nostro sforzo deve concentrarsi al massimo per aiutare tutti gli altri pazienti, non ci sono solo i Covid, ci sono i pazienti ricoverati per un infarto, un ictus, per appendiciti, in tutto questo periodo i malati di cancro non sono diminuiti. Tutta l’attenzione era rivolta ai Covid, ecco, occorre tornare a occuparci anche di tutti gli altri
La clinica sta dialogando con Ats di Pavia per rimodulare le prestazioni sanitarie. «In accordo con Ats ci sarà un lento, ma graduale recupero dei posti letti finora destinati ai malati di Sars-CoV-2. Noi dobbiamo garantire tutte le emergenze tenendo conto di >due criteri base: tutelare il personale, e questo viene sempre fatto, approntare un percorso separato “No Covid” destinato a chi accede all’Istituto. Le aree devono essere rigorosamente sanificate e devono essere selezionati alla perfezione i pazienti “nuovi”. Si tratta di un grande lavoro, noi partiremo dopo le sanificazioni di tutte le aree». Secondo Gallotti si potrà iniziare dalle prime giornate del mese di maggio, «al massimo entro i primi dieci giorni del prossimo mese».
LA VITA COL VIRUS La parola d’ordine che l’Istituto intende seguire è prudenza, un’attenzione che il direttore generale si augura ci sia in tutta Italia: «Sono d’accordo sulla necessità di ritornare a muoversi, ma ci deve essere molta prudenza. Il distanziamento sociale sarà obbligatorio per molto tempo, dovremo abituarci ad andare a cenare in ristoranti nei quali i tavoli saranno distanti almeno due metri: scordiamoci gli assembramenti di prima. Saremo più distanti, ma più sicuri». E per quanto riguarda le altre misure di sicurezza? «Finché non verrà scoperto un vaccino continueranno, non possiamo uscire dalle misure imposte – conclude Gallotti – faccio un esempio, alla mensa della clinica prima pranzavamo in un tavolo che occupava fino a dieci persone, ora nello stesso tavolo siamo seduti in tre. Le mascherine saranno obbligatorie finché non avremo un vaccino, ben oltre l’estate».
STESSA SPIAGGIA? Nessun dubbio anche per le vacanze al mare: «Per prendere il sole rinchiusi in cubi di plexiglass forse è meglio stare ognuno a casa propria. Chi non può fare a meno nel mare dovrà recarsi in spiaggia con il gommone, salire, e allontanarsi dalla riva di parecchi metri: là potrà fare il bagno. Le spiagge che prima avevano 300 lettini, ora ne dovranno allestire 100, al massimo. Questo scompagina tutto, ci sarà un aumento dei prezzi, in un quadro economico che già ora fa paura, il lavoro non c’è più o meglio si è convertito nello smart working: ma quanti avranno la forza economica di effettuare questo passaggio nelle loro ditte? Senza contare che non tutte hanno un sistema produttivo che si può convertire». Per tutti questi motivi
saremo accompagnati dall’incertezza per tanto, tanto tempo. Questo è il virus dell’incertezza, ha spalancato scenari sconosciuti, impensabili