Coronavirus Vigevano, in corso ricerche all’Istituto Beato Matteo
Il dottor Gallotti: «Danni ai polmoni anche con sintomi lievi»
da L’Araldo Lomellino, Isabella Giardini
L’Istituto Clinico Beato Matteo prova a indagare gli effetti del Covid-19, con alcune linee di ricerca impostate dal direttore generale Pietro Gallotti. «Si tratta di studi molto interessanti – afferma – che hanno dimostrato che, anche in persone che presentavano pochi sintomi, se sottoposte ad esami specifici rivelano danni al polmone. Suggerisco di non sottovalutare mai dolori muscolari, febbre alta, l’olfatto che diminuisce considerevolmente». Intanto la situazione dei ricoveri migliora lentamente, anche se troppe persone sono ospedalizzate tardi. «Molti arrivano dalle case di riposo – racconta il direttore generale Pietro Gallotti – parecchi giungono troppo tardi, con i polmoni gravemente compromessi; stanno a casa con la febbre alta, con la tosse e quando arrivano talvolta il quadro clinico è gravemente compromesso. Siamo sempre pieni, ogni giorno sono dimessi quattro o cinque pazienti, abbiamo però sette, otto ricoveri nuovi». Inoltre all’Istituto Beato Matteo «non ricoveriamo solo le persone anziane: abbiamo dovuto ricoverare anche adulti al di sotto dei 40 anni». Gallotti conferma che «la discesa c’è, lenta, ma c’è. Avremmo potuto registrare dati diversi se, torno a ripetere, le persone fossero state ricoverate prima».
E ORA? «Non ho mai perso di vista la situazione negli ospedali milanesi e adesso questa attenzione è diventata maggiore: se aumenteranno gli ingressi nei loro nosocomi si riverseranno da noi. Stiamo gestendo con non pochi sforzi la situazione e continuiamo a farlo,
le cose potrebbero cambiare se da Milano ci dicessero che non hanno più posti e che hanno necessità di ricoverare i pazienti da noi. Tengo anche a precisare che la mia intenzione è di ripartire con gli altri malati, non ci sono solo i Covid, anzi. Occorre cercare di ripristinare una situazione che permetta di gestire tutti gli altri ammalati
SEMPRE ALLERTA I suggerimenti rimangono quelli di sempre, con una nota in più: «Continuiamo a stare in casa, mi sento anche di anticipare che non si tornerà a quella che si definisce “normalità” in breve tempo, anzi scordiamocela. La mascherina si continuerà a usare ben oltre l’estate, la necessità del distanziamento sarà obbligatoria anche dopo, e anche il mondo del lavoro cambierà: non si potrà più lavorare fianco a fianco, le aziende dovranno rivedere l’orario e la distribuzione lavorativa dei propri dipendenti, si dovrà scegliere lo smart working e diverrà una modalità “contrattuale” che tra non molto non farà più notizia».