Coronavirus Vigevano, attivato un reparto Covid riabilitativo
Il dottor Gallotti: «Dobbiamo prenderci cura di chi supera la fase acuta»
da L’Araldo Lomellino, Isabella Giardini
«Siamo eternamente pieni. Abbiamo sette, otto ricoveri, tutti i giorni». Pietro Gallotti, direttore dell’Istituto clinico Beato Matteo va subito al dunque. E alla domanda «come sta andando? Ci sono novità?» la risposta è quella che avete letto nell’incipit di questo articolo. Uguale: situazione drammatica. Gallotti, coordinatore delle linee di Covid della Clinica (quattro per l’esattezza e da questa settimana c’è anche il Covid riabilitativo), chiamato a rispondere alle emergenze, ai nuovi ricoveri, alle situazioni più estreme; interpellato quando occorre provvedere all’approvvigionamento dei materiali, mettere a punto piani terapeutici, di ricerca, piace trovare soluzioni, perché le sue giornate sono scandite da un tempo saturo, che non gli dà spazi per rilassarsi.
«Dormo poco, ma va così, ora non ho tempo di pensarci – dice al telefono – Io sono qui e con me è qui tutto lo staff: i chirurghi, le infermiere, personale di altissimo profilo, sotto ogni punto di vista, un’equipe che ha lavorato in silenzio, facendo sacrifici, non lamentandosi mai e che in queste settimane,
pur lavorando sempre in una condizione di emergenza è anche riuscita ad aggiornarsi, a studiare, per essere pronta, per essere completamente consapevole di saper trattare il paziente Covid: un paziente che è nuovo anche per tutti noi e che necessita di metodo, preparazione, abnegazione, “cura” nel senso più alto: non è facile ma loro ci sono riusciti
UN REPARTO PER CHI GUARISCE Da questa settimana c’è anche il Covid riabilitativo «che serve per riabilitare i pazienti che hanno superato la fase acuta, garantisce loro la riabilitazione respiratoria: un aspetto importante, che serve tantissimo al paziente. Dovevo decidere se attivare un quarto Covid acuto, ma le ditte preposte fan fatica a consegnare l’ossigeno; ho scelto di aprire un Covid riabilitativo e i risultati si vedono, è stata una scelta molto gradita che ci ha anche evitato di trasferire i pazienti lontano da casa, averli qui e poterli trattare nella nostra Clinica è importante per noi, per loro e per i loro familiari».
LUCI E OMBRE Settimana scorsa aveva detto di aspettarsi ancora due settimane critiche e la situazione resta complessa anche ora. «Abbiamo sempre il Pronto Soccorso pieno, con le ambulanze che arrivano ogni minuto, pazienti con polmoniti massive bilaterali, quelli che hanno un quadro clinico diverso, polmoniti, per le quali è possibile un trattamento a casa, li mandiamo a domicilio, dove verranno curati sotto il nostro continuo controllo e supervisione. Il problema è trovare posti letto: i casi aumentano, per questa ragione occorre trovare altre soluzioni». Tira un sospiro di sollievo, poi spiega che
dentro a tutto questo devo sottolineare gli aspetti positivi: stiamo “stubando” due pazienti che erano in terapia intensiva, una grande grande soddisfazione per tutti noi